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MITICA MARILYN: CARLO JACONO

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Topolino e Carosello hanno modellato le nostre menti più di molti grandi nomi della letteratura, e questa non è affatto una novità. Anzi, se ne parla così tanto che facciamo già fatica a etichettarli come “cultura popolare”, perché ormai ci ricordano i discorsi dotti di Eco, di Del Buono e di Giorello. Ma la prospettiva pop apre giochi di matrioske senza fine. Scoviamo arti minuscole dentro le arti minori, e ci accorgiamo con decenni di ritardo dell’importanza di quello che pareva soltanto un dettaglio. Prendiamo i “Gialli Mondadori”. Si è detto e dimostrato come il nostro immaginario del crimine si sia aggregato attorno a questa collana di longevità straordinaria, che in oltre ottant’anni di umile lavorio sui comodini, i treni e le sedie sdraio ha fatto degli italiani un popolo di patiti del delitto. Basta sfogliare i programmi della tv per verificare che il romanzo poliziesco occupa un posto rilevante nella storia dell’educazione italiana, al punto che non sarebbe difficile attribuirgli qualche stortura del carattere nazionale. Se tutto parte dai Gialli Mondadori, e se è vero che l’impatto visivo costituisce il cavallo di troia attraverso cui i contenuti, le visioni e le atmosfere della cultura popolare scivolano nella nostra mente e la colonizzano, allora dobbiamo parlare di Carlo Jacono. 
Nato nello stesso anno d’uscita del primo numero dei Gialli, il 1929, egli ne avrebbe illustrato le copertine per ben 36 anni, dal 1950 fino al 1986. I suoi cerchi popolati di dark lady, assassini misteriosi, vittime predestinate, scene del delitto hanno occhieggiato e spiato i nostri acquisti in edicola. Poco importa se fossimo o meno lettori di gialli: la virtù penetrante di quelle copertine s’insinuava al solo sguardo, settimana dopo settimana, e contagiava del suo gusto gli altri disegnatori, le altre riviste, la pubblicità, il cinema. Noi tutti. Quando, a partire dal 1961, ai Gialli si affiancarono le copertine nere dei “Segretissimo”, quegli occhi ipnotizzanti divennero due, di cui uno dalle pupille particolarmente raffinate, abitato da donne più sexy e da eroi della spy story che assomigliavano ai divi del momento. Se ci facevano pensare a James Bond era anche perché Jacono illustrava anche i romanzi di Jan Fleming. La sua attività era instancabile almeno quanto la sete di Mondadori, che gli affidava di tutto, dai romanzi rosa alle copertine fantascientifiche di Urania, il terzo cerchio delle sue collane da edicola. E c’erano gli altri editori, fra i quali Dardo con i suoi fumetti di guerra, come “Super Eroica”, che da soli costituirebbero un altro bell’argomento di analisi per chi si interessa di storia della cultura popolare. La produzione di questo illustratore è stata formidabile non soltanto per il numero delle realizzazioni ma anche per la tenuta dello stile, della sua inconfondibile tecnica di pittura a olio, così inusuale nell’illustrazione popolare. Nessuno può dire quanto le collane Mondadori debbano la loro fortuna e longevità alle copertine di Carlo Jacono, ma la sua importanza resta perlopiù taciuta. 
Ma Jacono ha legato il suo nome anche alle copertine di Urania, alle tavole a colori della Domenica del Corriere e alle grandi illustrazioni di Sorrisi e Canzoni. E, proprio per questa testata sono state realizzate le sue Marilyn esposte in mostra.

Guglielmo Duccoli


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